Tra le “pieghe ferraresi”

Al di sotto della Pianura Padana sono sepolte delle vere e proprie dorsali montuose, conosciute come pieghe.  La zona colpita dalle scosse degli ultimi mesi rientra all’interno delle cosiddette “pieghe Ferraresi” : le quali formano un arco che va dalla zona di Ferrara, si sviluppa a sud del fiume Po e si estende nella pianura tra Reggio Emilia e Parma. Si tratta di una struttura sismogenetica, perché si può muovere, subendo degli spostamenti e generando un sisma.  Il terremoto più forte che può essere paragonato come intensità agli odierni risale al 1570. Le cronache di allora parlano di danni seri e crolli a Ferrara, ed anche voragini nel terreno con “scaturigini di fango”. La liquefazione è un fenomeno che accompagna sismi di un’intensità medio alta, generalmente superiore ai 5 come magnitudo (magnitudo 5.9 quello del 20 Maggio, 5.8 quello delle 9 di mattina otto giorni dopo e 5.4 all’una del pomeriggio dello stesso giorno).  La memoria dell’uomo è breve e, al di là della descrizione che risale ormai a più di quattrocento anni fa, non ci sono altri racconti su questo fenomeno, perché nessuno lo aveva più visto.

 

A San Giacomo Rontole, una frazione di Mirandola a pochi chilometri da Cavezzo, la scossa del 29 maggio ha distrutto Villa La Personala, una villa padronale del XV secolo, che la scorsa estate ha ospitato anche le nozze dell’ex velina Maddalena Corvaglia con il chitarrista di Vasco Rossi Stef Burns. “Abbiamo perso tutto, volevamo provare a salvare qualche mobile o affresco di cui la villa è piena, ma non è stato possibile”: a parlare è Angelica, la più giovane discendente della famiglia dei Conti Personali che ora vive in un container nel giardino insieme ai due genitori anziani. “E’ un miracolo che non sia morto nessuno. Ma ora che abbiamo perso casa e attività, cosa ne sarà di noi?”, si chiede Angelica.

Ilaria Romano e Romina Vinci

(testo)

Stephanie Gengotti

(foto)

Pubblicato sul numero di Luglio-Agosto del mensile 50&Più

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