Come nasce il video – #nextstopbolivia LA STORIA

…segue dalla seconda puntata Perché la Bolivia? […]

 

E così la meta l’avevo scelta: la Bolivia. Il modo per cercare di finanziare il viaggio anche: il crowdfunding. Non restava che mettersi all’opera. Sì, ma da dove partire?

Guardavo e riguardavo il video di Andrea Marinelli su Kapipal e mi dicevo che no, non avrei mai potuto eguagliare la sua impresa. Perché la telecamera per me era un muro troppo grande da sormontare. Dovevo cercare una soluzione alternativa. E me ne veniva solo una in mente: la fotografia.

“Del resto – continuavo a ripetermi – non sei forse tu quella che aspira a diventare una photoreporter?”

Avevo bisogno di un’immagine, talmente forte e significativa che doveva riuscire a compensare l’impatto del video, e ad essere ugualmente convincente. Una foto che avesse il potere di colpire l’interlocutore al punto di convincerlo a donare.

Ma come? Non potevo ricorrere alle foto fatte nel corso dei viaggi passati, sarebbero risultate fuori tema. E neppure a qualche scatto che mi ritraeva sul campo, sarebbe risultato troppo estremo. Mi serviva una foto emblematica, che riuscisse a dare l’idea della Bolivia, pur non essendo scattata lì. Come fare per realizzarla?

Non riuscivo a risolvere questo interrogativo. I giorni passavano ed io mi sentivo frustrata, nervosa, con una voglia matta di agire ma senza saper come muovermi.

303483_10151422765165580_651220021_nCosì, per uscire dal limbo in cui mi ero infilata, ho deciso di chiedere all’unica persona che, probabilmente, avrebbe saputo dirmi qualcosa. Ho aperto il pc, ed ho scritto un messaggio proprio ad Andrea.

Mi sono presentata, gli ho detto che la sua presentazione de “L’Ospite” a Perugia mi aveva convinto a tentare la stessa strada e gli ho esposto il mio progetto per sommi capi. “Cosa ne pensi di questo mia idea, saresti disposto a sostenerla?”,  così si concludeva il mio messaggio.

Andrea mi ha risposto con poche ore di distanza, gentilissimo e disponibilissimo, mi ha incitato sin da subito ad andare fino in fondo. “Io ti sosterrò e son sicuro che, come me, lo faranno molti altri!”

Un aspetto però ha voluto sottolinearlo: l’importanza del video, non potevo prescinderne. “Il video è fondamentale per la riuscita della campagna, prova a farlo, il mio abbiamo impiegato meno di un’ora a girarlo. Stai tranquilla, è facile”.

Leggere la risposta di Andrea mi ha dato una scarica di adrenalina pazzesca, ho capito che non potevo permettere alla mia incapacità di mettermi “a nudo” davanti ad uno schermo di frenare il mio sogno, dovevo tentare il tutto per tutto. Dovevo metterci la faccia.

Scrivo di getto ad Ilaria: “Sei libera domani pomeriggio? Mi devi aiutare a fare una pazzia”

“Sì! Spara!” risponde lei.

Vengo a Roma e dobbiamo andare in centro a girare un video, devo far partire la mia campagna raccolta fondi per il viaggio in Bolivia!”

555132_488632261199042_1625929193_nEcco che alle 2 in punto dell’indomani la macchina da guerra Ilaria-Romina è pronta all’azione. A dire la verità prima ci concediamo un pranzetto dal nostro cinese preferito, un ristorantino che si materializza sempre quando ci brontola lo stomaco ed il tempo a nostra disposizione è tiranno. La prima scena la giriamo proprio lì, nella strada che collega il Teatro Sistina a via del Tritone. La ripetiamo una dozzina di volte forse, ci manca solo il Ciack! Ed è un susseguirsi di risate a non finire. Poi Piazza San Silvestro, via del Corso, Ara Pacis, lungo Tevere, Ponte Sisto e Villa Borghese. Vola via un pomeriggio intenso. Io sono imbarazzata, mi impappino sempre a parlare, ripeto le frasi a memoria e spesso le dimentico. Ma con lei la sintonia è perfetta, facciamo finta che è un gioco, andiamo avanti senza prenderci troppo sul serio ed ecco che, pian piano, copriamo tutte le scene previste. A fine giornata Ilaria conosce il discorso alla perfezione, e mi fa non solo da cameraman, ma anche da gobbo suggerendomi le parole mancanti di un discorso che tutto sembra fuorché improvvisato.

Rientro a casa la sera e sto fino a tardi, in piedi, a “montare” il mio primo video. Abbiamo girato 42 filmati complessivi, ne seleziono 11. Cerco di togliere le pause ed i momenti vuoti ed ecco che, alla fine dei giochi, il video “Next Stop: BOLIVIA!” dura poco meno di quattro minuti.

E’ l’una passata e mio padre è ancora sveglio, è al pc all’altra stanza. Lo chiamo, lo faccio sedere e glielo faccio vedere. Guarda attento e senza distrarsi, è il primo spettatore ufficiale. Al termine del girato rimane qualche secondo immerso nei suoi pensieri. Poi mi fa due appunti. Il primo è che La Paz è molto alta, io non mi rendo conto ma rischio di avere problemi di respirazione. Il secondo è che nomino i cocaleros, ed anche in questo caso non mi rendo conto perché son persone che mica scherzano.  E poi mi chiede quando ho intenzione di mettere il video su Youtube, “Così lo faccio vedere a tutti i miei amici di Facebook, e ti aiuteranno”.

Quella notte fatico a prendere sonno, nonostante la giornata densa di accadimenti. Penso infatti a quel genitore che, nonostante la paura e il timore generati in lui da ciò che ha appena visto, tuttavia non vuole ostacolare i progetti di sua figlia,  e non  perde mai l’occasione di sostenerla ei farle capire che sta dalla  sua parte.

L’indomani metto il video su Youtube, ma lo lascio “Privato”. Decido di “testarlo” per una settimana, e così lo faccio visionare a un po’ di amici. Scelgo quelli critici, quelli obiettivi e quelli un po’ più sentimentali. Gli ultimi, manco a dirlo, stanno con me, e mi dicono di non indugiare oltre: il video sarà un successo, devo metterlo subito in rete. I secondi avanzano qualche osservazione: è troppo lungo (non deve superare i due minuti, altrimenti lo vedranno ben pochi),  sarebbe opportuno inserire una musica di sottofondo (solo il parlato appesantisce il tutto)  troppe scene (andrebbero tagliate), non è ben chiaro il messaggio giornalistico che vuole trasmettere, mancano parole chiavi che fanno “breccia” sulle persone. E poi ecco i critici: “sembri robotica, non sei incisiva, si vede che non è ben fatto, non andrai da nessuna parte se lo metti in rete così”.  Qualche parere poi è  parecchio duro. “Sei dislessica in questo filmato, non ci fai una bella figura, pensa a tutte le persone che lo vedranno. Lo dico per il tuo bene, rischi di rovinarti la reputazione e la carriera per sempre”.  Eccolo il più estremo, che fa male, ma fa anche riflettere.

Perché sì, è chiaro, il rischio che possa fare una pessima figura c’è, non serve negarlo. Decido di far tesoro delle osservazioni ricevute e di metterle in pratica in un nuovo video.

402707_3061041402117_724948929_nSette giorni dopo eccomi nuovamente sotto i riflettori, questa volta con Alberto. A disposizione abbiamo solo la mattinata di domenica, anzi, due ore a dire il vero, le più calde. Quelle che lui odia perché “la luce fa schifo a mezzogiorno, non si posso fare fotografie”. E figuriamoci video. Ma tant’è… bisogna ingegnarsi come si può.  Anche la location è diversa: un paesaggio naturalistico, a dieci chilometri da casa, il lago di Canterno beh… sicuramente è più “boliviano” rispetto alla città eterna!

Rassicuro Alberto dicendogli che dovremo girare poche scene (sette – otto). Eccolo anche lui, alle prese con questa attrice sui generis. La prima scena è emblematica, perché io esordisco dicendo: “Sono una giornalista freelance e bla bla bla”.  Lui interrompe la ripresa, una, due, tre volte: “Devi essere più naturale, più spontanea. Facciamo così, chiudi gli occhi. Fai finta che la  videocamera non ci sia, che mi incontri per strada e vuoi parlarmi di questo tuo viaggio. Per prima cosa inizia il discorso salutando, così magari ti è più semplice”.  E così il video parte con un… “Ciao! Sono una giornalista freelance e bla bla bla”.  Anche con lui  giriamo e rigiriamo gli stessi pezzetti per un numero indefinito di volte. Alcune scene, nonostante i ripetuti tentativi, non ci escono, e così decido che il video finale sarà la risultante di queste due mie inedite ed esclusive performance.

Ci metto ancora un po’ per lanciare definitivamente il video, ai problemi ideologici se ne aggiungono altri logistici di incompatibilità con i programmi (per giunta banali ed open sources) che uso per fare la filmaker.

Passano sei giorni, e nel frattempo continuo a sondare il campo dei presunti “sostenitori”.

563569_4946884467015_2080326314_nEnrico è forse colui che suona la carica vincente.  Non è un caso che io chieda spesso la sua opinione ed ho bisogno di sentirlo vicino, perché mi aiuta sempre a vedere la vita da una prospettiva diversa.

Enrico mi dice sempre che la timidezza non è un difetto. Perché in un mondo pieno di finzione, riuscire a rimanere autentica non è affare da poco.  “Nessuno pretende da te un’interpretazione da Oscar – mi dice al telefono –  non è questo a cui sei chiamata.  C’è bisogno di genuinità, le persone per fidarsi devono percepire la tua sincerità, e tu sei tanto vera in queste scene. Sei semplice, e metti in campo  tutta la passione che ti spinge, non si può rimanere indifferenti”.

Venerdì 7 Giugno, alle 2 di notte finisco di montare la nuova versione di “Next Stop: BOLIVIA!”. Ho anche trovato una musichetta indigena, ritmata e molto allegra, credo che possa far al caso mio. Mi metto a letto non prima di aver inviato il link del video ai miei contatti eletti.  Mi rispondono a scaglioni, la mattina successiva, dicendo che è molto migliorato rispetto alla prima versione.  Alle 14:58 arriva anche il feedback di Enrico:  “E’ fortissimo il video, vai!” Mi decido a rompere gli indugi.

Alle 15.07 su Facebook parte il primo post ufficiale di #nextstopbolivia.

Fin qui l’inizio, il resto della storia lo abbiamo scritto insieme, in questo mese di campagna che sta vivendo oggi le sue ultime ore.

Sabato 6 Luglio

continua…

IL MIO PROGETTO-http://www.kapipal.com/bc06e19c6e6c49108ad29de0b407b0d9

#nextstopbolivia LA STORIA – Tutte le puntate

1° PUNTATA –  …tutto inizia così https://rominavinci.wordpress.com/2013/06/10/nextstopbolivia-tutto-inizia-cosi/

2° PUUNTATA –  Perché la Bolivia?  https://rominavinci.wordpress.com/2013/06/19/perche-la-bolivia-nextstopbolivia-la-storia/

2 thoughts on “Come nasce il video – #nextstopbolivia LA STORIA

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